l'apice dell'apoteosi del servilismo all'italiana. il gioco dell'idolatria.
lettere di licenziamento scritte con l'inchiostro simpatico, che non si sa mai.
parole d'amore senza conservanti, che se le rimangi non ti fanno male.
e sono biodegradabili, come i rifiuti organici.
smemorati, ingenui o troppo furbi, rassegnati.
aspetto il tram mordendo il bordo dello sgabello pieghevole. e penso a come si dice balena spiaggiata in tedesco. tutto quello che penso è come si traduce balena spiaggiata.
tanto non mi ricordo neanche la mia lingua madre, ormai.
ascolto troppo rap. parlo troppo silenzio. leggo troppo poco.
o sono finite le persone con cui usare parole rare.
non scriverò mai come una giornalista. non sottolineerò la sofferenza altrui.
non vi racconterò la guerra, perché starò facendo da scudo a qualcuno.
non vi parlerò del terremoto, perché starò raccogliendo le macerie.
non vi aggiornerò sull'omicidio, perché starò porgendo fazzoletti a chi piange.
non sarò io a farvi la cronaca, perché non guardo in quella direzione.
al massimo, sarò l'unica fotografa al mondo che si mette in posa quando scatta.
per farvi più contenti, per farvi stare più male.
in un altro sistema, in un'altra vita, cospirazioni di simboli e manciate di realtà da dare in pasto alle domande.
la busta paga è accanimento terapeutico.
voglio uscire dal coma, entrambe le porte mi vanno bene.
der gestrandete Wal. gut. ora non mi resta che aspettare anche greenpeace.