mercoledì 27 aprile 2011

l'estetica del velluto.

forse ora mi spiego perché metti sempre un velo di seta come sfondo alle tue foto, anche quando lo sfondo c'è e sarebbe perfetto così.
e capisco anche quando mi parli del verde e del movimento, e non vuoi essere chiamato poeta ma poeta lo sei.
mi piace l'eleganza con cui nascondi il tuo disagio, le forme raffinate e inafferrabili con le quali combatti la tua sofferenza, in quel tuo modo privato e intimo, senza dare nell'occhio, senza ostentare il tuo male a gran voce come tutti.

forse ora mi spiego perché non esisti.

e mi ricordo che credo nell'umanità solo perché è stato l'uomo a inventare il pianoforte.
e di quella che volta che ti ho macchiato il letto, ti ho lasciato una corsica di sangue sul lenzuolo o ho soffocato un sogno con il cuscino.

lunedì 18 aprile 2011

la filosofia del dinosauro.

la visione d'insieme.
la visione dall'alto.
come una costante matematica, alla fine di qualsiasi pensiero più o meno articolato il risultato è sempre e solo la lucidissima consapevolezza di non aver capito niente ancora una volta.

confortante.
almeno una cosa chiara.

poi certo, si può sempre andare avanti a leggere un altro libro.
accumulare teoria e morire di inazione, certi dell'inutilità del tutto.

oppure fare come me, e fregare il tempo con l'amore.
imparare ad amare, come fosse un artigianato massonico, un mestiere desueto.
una missione, oserei dire.
per questo ti chiedo solo di non risparmiarti.
fammi anche male se capita, ma non risparmiarmi niente.

venerdì 15 aprile 2011

velleità.

a portarmi fuori furono le mie gambe nude e gli amici migliori che avevo in città.

la primavera comportava calori imprevedibili. rimbalzavamo uno sull'altro in una sorta di sobria ubriachezza. ci stavamo tra le braccia, ci toccavamo, giustificati della nostra idea di affetto. era un'incerta promiscuità collettiva, dove a salvare le apparenze, se mai ce ne fosse stato bisogno, c'erano quei pochi vestiti che avevamo addosso.
sembravamo tutti animali in amore. le danze di corteggiamento, i giochi, rincorse e lotte gioiose.
dove smettevamo noi continuava il corpo, poi, in quel suo modo autonomo e inconscio che appartiene alla memoria delle cellule.
delle scopate latenti, insomma, subepidermiche.

io però avevo il guinzaglio più corto della storia, quindi rimanevo buona.
più buona che potevo, almeno.
perché poi negli sms che ti ho mandato non avevo le labbra serrate, come giù in strada.
sì, puoi dirmi che sono enigmatica e ambigua, che ti disoriento e complico le cose.
tutto vero, è così.
questo è quello che sono, il resto sta a te.

more tra i rovi.
preparati.







sabato 9 aprile 2011

immagine.

pelle bianca e lividi neri, capelli fini e occhi stanchi, da quando abbiamo fatto pace con noi stessi, armistizi con i corpi. non siamo più duttili, e ci arrendiamo.

fotografami la dolce resa alle imperfezioni.

le foto di tavoli di legno con tazze di caffè e cartine e fogli e posacenere, questo gusto contemporaneo, la stampa giapponese nella casa nordica, i pezzi di corpi.

le luci.


a farmi bella sono i libri che leggo. i pensieri che faccio. le persone su cui poso lo sguardo.




un grande tessuto di seta floreale, il mio corpo nudo, le foglie d’edera dietro.

tre veli sovrapposti, un’unica percezione.


la bellezza autentica che non mi costa.