giovedì 2 settembre 2010

autodafé.

dove siete, occhi gentili?
cosa state facendo, nelle sale d'attesa del mio silenzio, per migliorarvi spiritualmente?

chiedo scusa, ma non ho pensieri, ho lapidi.

praticare la gentilezza come virtù e come necessità, per affrancarci dalla nostra dimensione.
la fermezza e l'irrigidimento della sensibilità, per non farsi perforare da questo mondo che uccide i poeti.
a victor jara, a ken saro-wiwa, ad armando valladares.
a chiunque sia morto per ricordarmi che possono spezzarmi le dita, ma non le parole.

e nello specchio non vedo una ragazza, ma una magistrale espressione di distanza.
bevo latte e liquore di amarene, misuro il caos senza interferire.
starò calma ancora per un po'.

quel poco che resta di noi due.
nella sera dei primi freddi, conferiamo dignità a una tovaglia, eleggendola nostra coperta.
sediamo vicini, fumando la stessa sigaretta a turno.
quando me la appoggi tra le labbra, chiudo gli occhi come se fosse un bacio.


stasera usciremo con gli amici di serie b.
le anime affini sono lontane, siamo rimasti soli.
i nostri simili li schiviamo, come quando abbassiamo gli occhi davanti agli specchi.

non arrendetevi.