martedì 16 ottobre 2012

i dinosauri che ho sotto.


tutti i divani che abbiamo sfondato in questi anni ci stanno ripagando con la stessa ferocia, vendette premeditate, ci spaccano la schiena nelle notti insonni di letti divisi e silenzi che nessuna coperta riesce a riscaldare.
le fær øer sono la miglior campagna antifumo mondiale, il vento spegne gli accendini come se fosse sempre il suo compleanno e la pioggia ti concede due tiri, al massimo tre. come quando a milano fumavo sotto la doccia, più per distrazione che per scienza. quando inventeranno delle lucky strike impermeabili? comunque fa troppo freddo per fumare fuori. tenere le sigarette con il guanto da forno e farsi ciao con la manina da foca attraverso il vetro della cucina ricoperto di condensa, sporco da generazioni.
mi trovi dimagrita ora che affiorano le ossa come in uno scavo archeologico, ti dico, non ti preoccupare mangerò in italia. passo le dita sui dinosauri che ho sotto le pelle. lasciami degli avanzi, mangio quando torno.
nel frattempo ci chiudiamo il cervello nei libri, come i quadrifogli di tua madre messi a seccare nella bibbia. leggere fogli bianchi è lottare per una indipendenza intellettuale.
le modifiche non salvate andranno perse, ma non è niente di importante, non prendiamoci così sul serio dai, è solo un'altra colazione andata storta.
non sono più i tempi in cui la mente andava più veloce della mano, e le parole le scrivevo a partire dalla seconda lettera, o ne scrivevo due contemporeamente una sopra l'altra, erano ideogrammi italiani di pensieri dettati da chissà chi, quanti personaggi ho ospitato quanti ospiti sgraditi e stranieri di passaggio, di cui forse solo ora percepisco l'importanza. uomini che non si voltano.
tuttavia è oggi, e in toni meno epici abbiamo ripreso a parlare.
parole pacate, più per una sorta di stanchezza che per saggezza acquisita. siamo vecchi pugili che si colpiscono senza forza, il conforto del ricalcare le stesse mosse non ci fa sentire persi.
questo è concedersi un vecchio vizio in un momento di indulgenza. l'importante è non cadere nel manierismo, e camminare senza calpestare i propri passi è assai difficile per chi cammina in tondo.
ma forse ormai sono arrivata al punto in cui mi sazia il gesto. scrivo appunti che abbandono, scatto foto che non sviluppo, compro biglietti senza partire.
non lo so.
ripeto, non è importante.

sono solo ricordi, rigurgiti di esperienze fatte molto tempo fa. forse solo cose immaginate, ma tanto adesso non fa più differenza.