domenica 18 luglio 2010

conversazioni anaerobiche.

ho un'amico che disegna fumetti.
è così bravo nel creare mondi che riesce a dare una sistematina anche a questo.
la sua saggezza è come china, colora le persone con le parole.
roba che se parli con lui poi ti senti meglio, ti ritrovi con i contorni più marcati.
non cancella il nero esistenziale, ma sistema le tue ombre in modo che ti diano profondità, invece di oscurarti.
parole di speranza concreta tra i canti di guerra e i bollettini delle sconfitte.
discorsi che vorresti registrare e ascoltare ogni volta che ne hai bisogno.
ogni volta che ti accorgi dei bordi spessi della vignetta intorno a te, e ti senti imprigionato.

persone come lui segnano un punto a favore del vita.

e oggi che chattavamo io dovevo bere dei gran bicchieri d'acqua, perché non è mai facile.
essere messi di fronte alle verità costa sempre fatica, apnee e contrazioni.
si parla per metafore, per rendere ingurgitabili i concetti pesanti.
più metafore di un profeta.

e non c'è mai fine, ma solo rilanci verso l'alto.
meditazione, strumenti, talento, mediocrità, comodità, forma, sostanza...

"nel mio mondo di personaggi e super eroi in costume.. sei l'emblema dell'inquietudine e del conflitto."
anche nel quotidiano mondo di comparse e medi eroi.
il piccolo dizionario illustrato del dubbio e del dissidio.
il manuale delle giovani marmotte disperse.
la moneta con il mio profilo. testa disorientamento, croce volontà.

"non ti ho ancora affibbiato un potere ma hai un'attillatissima calzamaglia."

eccoci qua.
fuoco fuochino.



giovedì 15 luglio 2010

maschere.

hai la pelle di pesca e dentro il nocciolo spaccato a metà.
hai vent'anni e fai scardinare chi ti guarda.
hai l'innocenza di chi ti mette in guai seri.

a ferrara faceva troppo caldo per portarmi dietro la nikon.
ogni grammo di peso era insofferenza.
l'ho lasciata sul letto con il cellulare e il burrocacao, cose che finché tu non ci sarai saranno poco importanti.
poi è cominciata la gente e la musica, e un po' tutto mi è sembrato meno importante.

dietro al palco senza nikon, però, mi sentivo vagamente incompleta.
un po' nuda, un po' vana.
e mi son trovata a guardarvi tutti pupilla contro pupilla, senza un'inquadratura di protezione, un obiettivo di calibrata distanza.
così ci siamo guardati bene. stavolta anche voi avete visto me.
lo so, posso mettervi a fuoco anche senza macchina.
a mani nude.
a occhi nudi.

abbiamo fatto un po' di voli di ricognizione, poi ci siamo atterrati vicini.
noi umani non siamo molto diversi dai merli, dai cervi, dai gatti.
così ho conosciuto la persona dietro al musicista, e giù dal palco mi piacete tutti di più.
appoggia il microfono, io poso la penna.
veniamo in pace, vediamo cosa si può fare.

e parliamo di bestemmie negate e ipocrisie varie.
maschere in pubblico e maschere prestate.
collaborazioni, contaminazioni, continuazioni.
tatuaggi solo per la scusa di sfiorarsi.
c'eravate tutti, è stato un piacere.

e poi non abbiamo detto più niente.
ci siamo lasciati fare dalla musica.
dalle belle persone.
dalle premesse.

tutte le stelle sotto la tempesta.

mercoledì 14 luglio 2010

tu.

tutto ma non l'emozione.
non posso, vattene, non posso più.
ancora tu, e starò male tutto il giorno.

tu che eri mio.
tu che eri qualcosa di inaudito.
tu che eri il troppo, e io quella che aveva voluto sfondare i limiti.
che ci siamo incontrati nella terra di nessuno, in quel territorio inconcepibile appena fuori i confini della società.
oltre le barriere della coscienza, le colonne d'ercole del buonsenso.
il buio illuminato da fiamme e lampi.
la clandestinità, l'illegalità, il peccato.
che bello, amore mio, esserci.
consapevoli e presenti.
due persone erotiche in un mondo pornocratico. due narratori in un mondo di cronaca. due stronzi, due eroi.
abbiamo disprezzato la realtà, trascurato le regole dell'universo, riso e ringhiato in faccia alla vita.
eravamo noi. a sorriderci con una lametta tra i denti. a sbranarci a piccoli baci. a gridarci tenerezze crudeli e sussurrarci i peggiori insulti. la grazia e la perversione, le carezze e le torture, l'efferatezza delle nostre poesie.
pelle sotto le unghie, parole come febbre, la volontà e la certezza di essere inarrivabili.
eros e thanatos. eleganza e violenza. big ben e apocalisse.
tutto insieme, contemporaneamente.
ci siamo amati ed odiati, sposati e traditi, santificati e sputati.
e non eravamo più persone, ma rappresentazioni pure delle categorie primarie di amore, lotta, istinto di sopravvivenza e sopraffazione. piacere e dolore che insieme non hanno un nome perché il mondo non sa nemmeno che esista un sentimento che li coniuga entrambi in egual misura.
ed è sublime.
andare sempre oltre, rilanciare sempre, morirne.
icaro e il disprezzo, babele e l'affronto, noi e tutto il resto.
fino a dirsi addio, e non vedersi mai più.
l'atto d'amore estremo, il male assoluto.
creati e distrutti.


e ora che cosa resta?

penso al peso che ogni croce deve portare.
ho qualche cicatrice e qualche marea.
ho un aspetto, e tanto tempo per riabilitarmi.
non ne voglio più parlare.

ma tu vattene via, non ti avvicinare.
lasciami immobile in questa pace sottovuoto.


ora vivo come una cagna sterilizzata.
magra e pulita.
senza struggimenti.