non dico mai la parola mai. non dico mai la parola sempre.
ma ho detto la parola tutto.
il mare noi non lo abbiamo navigato da una costa all'altra.
sconvolti dopo il nostro scontro, ci siamo trovati nel punto in cui siamo precipitati, e da lì, abbiamo cominciato a inabissarci uno nell'altro.
contro la resistenza che ci riportava in superficie, ci siamo spinti nelle acque più nere e inviolate.
sotto lo strato cristallino che offriamo al mondo, oltre i radar che scandagliano le apparenze.
giù, sempre più a fondo, dove nemmeno le correnti del vivere quotidiano osano smuovere le acque.
trattenendo il respiro, ma per non fare rumore.
ci siamo nuotati negli anfratti nascosti dei nostri segreti innominabili, abbiamo visto i ricordi affondati coperti dalle alghe morbide del tempo.
i naufraghi relitti delle nostre guerre, i forzieri arrugginiti delle nostre aspirazioni, le bottiglie alla deriva, che custodiscono le parole non dette alle persone che abbiamo perso negli uragani della vita.
le nostre lacrime salate mescolate all'acqua, sui vulcani spenti dei nostri sogni di gioventù, sulle faglie marine delle nostre delusioni, cicatrici interne del male di vivere.
poi, abbiamo ballato stretti il valzer dei palombari, tra gli ordigni inesplosi dei nostri peccati incagliati sul fondo.
siamo stati la tempesta perfetta al rovescio.
lo tsunami degli abissi che non increspa il bagnasciuga.
amore mio, gli oceani nostri li abbiamo solcati in verticale.
ti ho amato dalla spuma bianca delle onde alla roccia nera del fondale, e come un'ancora alla deriva, non sono più capace di tornare a galla.