giovedì 30 luglio 2009

a cosa pensi.

e poi silenzio all'improvviso / c'è tutto il mondo sul tuo viso.

degli spettacoli impareggiabili, delle corse sotto il sole, delle nostre chiacchere annegate nel thé bollente.
questo voler essere a tutti i costi una gran testa di cazzo.
il perdono e la remissione dei peccati.
la rimozione forzata dei sentimenti parcheggiati abusivamente. amori con le gomme bucate che intasano le principali arterie autostradali italiane. tanto non arriveremo mai in orario.


e quando mi chiedi a cosa sto pensando, e ti rispondo a niente.

penso che i resti dei vostri figli alcolizzati smembrati sull'asfalto verranno mangiati dai cani che avete abbandonato all'andata. penso che state invecchiando tutti, e vi state allargando, gonfiando, ingiallendo e mi fate schifo. penso che eravamo bambini insieme e già vi compativo e ora ho la riprova che non mi sbagliavo: erano anni che non vi vedevo, e siete ancora peggio di come mi aspettavo, vi siete sposati tra di voi, avete fatto le vostre brave foto alle feste comandate, avete i cuoricini di san valentino attaccati alle chiavi dei vostri bilocali a cento metri da dove siete partiti, siete sorridenti, siete già vecchi a vent'anni, siete morti, siete carne da palinsesto. penso che sto ridendo solo per farvi piacere e vi rassicuro con le parole semplici che potete capire senza perdere l'equilibrio.


penso a lui. alla fine penso sempre e solo a lui.
pensavate che mi stessi vendendo, in realtà ero io che compravo.

per sopravvivermi mi attacco con le unghie a piccole cose di una bellezza sconcertante. la foto di mia nonna da ragazza, un biglietto di mio papà fidanzato alla mamma, la ciocca di capelli del mio fratello morto e il mio cane che sogna, qui sotto di me.

martedì 28 luglio 2009

e allora non dico: portatemi settembre.

perchè una promessa è una promessa.

mi costerà un centimetro di sopracciglio, ma sto scrivendo.
scrivo furtiva, nascosta dalle ronde dell'esercito del malessere. scrivo come se apparecchiassi la tavola con gli avanzi, solo perchè avete fame.

quanto ho parlato negli ultimi giorni? infiltrazioni tra le porte ermetiche.
la settimana nera della guerra, lui che al telefono mi dice: non puoi perdere. lui che la telefono mi ordina: curati.
e io sarò il vostro pit bull, schiaffeggiatemi il muso e slegatemi. aizzatemi. contro il nemico, contro la mia natura, contro la vostra debolezza. tengo le presa, ma non fatemi pensare.

ho vinto? contrasti familiari atavici, curiamo le nostre aiuole ipocrite mentre disboschiamo i nostri alberi genealogici.
raccontandolo, sembrerebbe cronaca. è viverlo il dramma.
ho pareggiato? chiedo solo un po' di serenità. almeno fuori.
nemmeno l'ironia, fida scudiera.

curati. la malattia non mia, le malattie del tuo peccato. l'amante dell'amante. l'esercito delle bugie, il tuo harem di specchi, il carnevale grottesco della nostra verità.
perchè ogni volta che proviamo a metterci una pietra sopra, finiamo per prenderci a sassate.
lapidazioni in subordinate implicite, i nostri sms sono epitaffi.
siamo così masochisti a non lasciarci. morire.

tutto quello che ho è il martedì pomeriggio.
riscoprire che esiste il martedì pomeriggio.
riprendere il mondo, come la cassetta degli effetti personali uscendo di prigione.
non so quasi come toccarlo. non so quasi cosa farmene.
con la leggerezza di un'ansia rimandata, saltare sui fogli bianchi abbandonati per strada.

non ho perso.
baci in bocca agli astanti.




devo inventarmi. settembre può aspettare.

venerdì 17 luglio 2009

perchè non sono dove siete voi. postfazione.

con tutte le longitudini annodate, ancora orfana di fuso orario, leggo questi miei appunti e mi sembrano maledetti ideogrammi. ragnetti schiacciati tra le pagine.

"mi piace quando il comandante dell'aereo comunica che stiamo sorvolando qualcosa da vedere. ma non sono sicura che questa cosa avvenga veramente. forse me la sono immaginata"
però mi ricordo benissimo quando tornando da los angeles mi hai svegliata per farmi vedere gli iceberg della groenlandia.

"prepararsi a un viaggio in cina leggendo il milione di marco polo è come prepararsi al matrimonio leggendo un romanzo harmony"
dovevo essere un po' stanca.

"pechino non è una città. è una tacca del microonde"

"..."

ora sono le dieci, quindi le quattro di mattina.
ho voglia di cappuccino, brioche e minibar.

risintonizzarmi.