martedì 31 marzo 2009

come il cinese.

in qualunque posizione lo abbraccio, la sua testa è sempre dalla parte dei capelli. 
come il versante lunare che si vede dalla terra.
lui che ha accesso alle stanze di velluto.

ultimo passo attorno al cratere. fra poche ore rialzo il sipario, promesso.
mi fa godere un casino che il mio colore preferito si chiami verde vescica.
e che la parola chiave nei miei discorsi con c. sia consapevolezza.
e lei capisce e dice sempre sisi.
non si.
sisi.


sei come un cinese.
perché lavoro anche di notte e tendo al giallo?
no, perché parli solo con quelli della tua razza e le tue emozioni sono imperscrutabili.

ancora la cartavetrata, ancora lo sbigottimento, ancora i rintocchi di chi bussa alla porta.
mi date fastidio, ma vi capisco, alla fine.
se fossi voi, lo farei anche io. 

domenica 29 marzo 2009

ruvida.

lo sfasamento da jet-lag intercontinentale per aver fatto due passi tra i miei pensieri.
solo quando richiamo casa con la voce da drogata mi accorgo di non aver aperto bocca per tutto il giorno. si si sto bene, sarà l'ora legale. e così ceno alle sette che poi sono le sei, e non mi cambia molto perchè tanto vado di latte, biscotti e marmellata. e mangio con gli occhiali senza lenti e il cappello a cilindro perché mi va proprio bene così.

mi farebbe piacere cenare con te in settimana.
anche a me.
farebbe piacere cenare con me, intendo. solo che mi invito raramente, e ancora più raramente accetto. ma forse è proprio per questa esclusività, che quando mi succede di essere a cena con me è proprio piacevole.
roba che mi scoperei tra l'antipasto e il primo, e non è escluso che.
ah ah.
ruvida. altro che giovanilismo cattivello. l'unica rivalsa adolescenziale che prendo in considerazione è l'ernia al disco di biancaneve.
a pugni finché non ci sanguinano le nocche.

tra stage diving, leggerezza e besce barabba.
il cloro per lavarsi via l'odore di leonca.
l'accento romagnolo e quello stile di vita che guardiamo con l'acquolina agli occhi.
forse è solo la cortesia di essere persone al presente.
ostinarsi a resistere nel momento.
difficilissimo.

ruvidissima, adesso.

io e la mia fedeltà.
io e la mia gelosia.
ora sono io.
mi tengo solo per me.
mi faccio impazzire.

ciao a tutti, e ricordatevi: siate presenti.

martedì 24 marzo 2009

de profundis.

mi tagliai i capelli per distrarre l'opinione pubblica dalle pulizie etniche in corso nel mio cervello. 

continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai.

lunedì 23 marzo 2009

rotazione e non rivoluzione.

la presa di coscienza alla gola.

nei sordidi sottoboschi dei pensieri domenicali, con la solitudine che è l'esponente n alla costante del malessere, quando parte il dubbio.

l'assenza di prospettiva. non vedi la fine, l'orizzonte, l'obiettivo perchè la strada gira su se stessa.
e allora vaffanculo, ho sorriso con gli occhi chiusi appoggiati al cuscino. 
vaffanculo a tutto l'universo.

dove cazzo pensi di andare, se anche il pianeta dove vivi gira in tondo?


(silenzio)


lasciate entrare il cane nero, anima luce cortisone.
la cartapesta dei quotidiani che ci fanno sospirare. la lavanda gastrica nei biscotti al burro. le madonne di dodici metri sui muri, scrostate dalle bestemmie che scrivo a te negli sms. il tuo nome che è diventato il mio monologo. issimo che mi chiede se so recitare e io che gli rispondo sono nata donna e povera, come pensi che sia arrivata fino a qui se non avessi saputo farlo. così bene che non vincerò mai un oscar. gli sprechi che stanno alla base e la carne della terza età. l'iride della mia amica, le telefonate a casa.
la rivalsa che sta salendo e devo contrarre tutto per controllarla.
prendete tutto questo e fatene ciò che volete.
e per favore, un'ultima cosa. prima di uscire e chiudere la porta, lasciate entrare il cane nero.
che torni da me. che torni da me. 


giovedì 19 marzo 2009

poi la cassiera mi destò urlando lo sciopero è stato rievocato.

ieri, pochi minuti prima della chiusura del gs di farini, nel banco del ghiaccio della pescheria, ho visto una piccola stella marina.

con un braccino stringeva l'antenna di un gamberetto anemico.




non ho altro da dirvi.

mercoledì 18 marzo 2009

origami di lenzuola.

come quando lui mi aveva scritto roma è molto bella, e io gli avevo risposto sono io la tua capitale.

e lui mi aveva scritto bastarda.

capisci che dopo aver umiliato il mondo, non mi abbasso a bere dal vaso in cui hai guardato appassire il tuo tulipano ingrato.

ti sto aspettando a braccia aperte, ma tu devi stare più attento a come ti avvicini. 
se pesti una mina poi non puoi pulirti la scarpa sul bordo del marciapiede e proseguire.


oggi.

a te che mi restauri la faccia.
a te che arrivi con il sorriso e un mucchietto di semi.
a te che vedi oltre al muro e mi dici scavalchiamo, dai.

e io che vorrei darti tutto, e tutto quello che ho è oggi.
che poi non te ne accorgi, ma oggi dopo oggi, è già passato un anno.
le mie resistenze sono solo le parole, ma tu ti ci transenni dentro.

le case bellissime, la geometria a nostro favore, i brindisi a tutto quello che non si muove.
mi chiedo quanti solfiti conteniamo noi, alla fine.
sferragliano i treni dell'inconsistenza sui binari della quotidianità. le persone sono stazioni dove nessun sentimento sale. 
ho obliterato la mia mediocrità su un regionale che non effettua fermate intermedie tra la fame e la nausea, e non mi affaccio più al finestrino da quando il mio cane abbandonato non mi saluta con il fazzoletto bianco.

ti fotografo controvento, ti lascio le mie memorie scritte sul retro della cravatta.

metti il mio cuore in incubatrice e fissalo al di là dal vetro. cullalo, lavalo con il sapone neutro e tienilo tiepido nelle mani a conchiglia.
quel singhiozzo che chiamano aritmia.

martedì 17 marzo 2009

un bouquet di matite.

i brividi e le belle parole urlate. tutto molto pulito, felice e leggero.
le doppie negazioni che non si capiscono e le frasi lasciate cadere con studiata noncuranza, per vedere i pesciolini avvicinarsi, e magari catturarne uno.
la differenza tra essere romantici e essere poetici è nella direzione del gesto. (regalami un bouquet di matite dei colori che amo.) (se li sai, amerò te.)

il particolare che pochi colgono. ed è lì solo per quei pochi che se lo meritano, infatti.
per il resto, non vi preoccupate. 
si elargiscono copiose manciate di becchime, statemi pure vicino.

lode ai cani randagi che sbranano gli astanti.
lode ai cani.


lunedì 16 marzo 2009

protestiamo contro l'ente oroscopi.

a v si può dire tutto. soprattutto mentre lei con la classe innata delle muse inconsapevoli ordina il bicchiere di porto. con la torta più buona tra gli anfratti del lago di como. aderisco unanime al progetto cv, aderisco entusiasta alla mia esecuzione capitale. poi penso così forte che mi gira la testa. che se potessi non parlarvi più, lo farei, maledetti voi.
comunque, v è d'accordo.
e io sono d'accordo con lei, quando vuole protestare contro l'ente oroscopi, che su certe cose non ha capito un cazzo.
ed essere così vicini a chi.

mentre il lago si metteva di tre quarti per vanità, e io so che è la letteratura che ci ha rovinate.
e v sa che se io fossi un uomo, l'avrei sedotta come non ho ancora fatto mai.

domenica 15 marzo 2009

è caduto un punk.

tutto comincia con la via che vogliamo dimenticare e le macchie sul pavimento, patrimonio genetico delle piastrelle. un interludio sulla convenzione di ginevra, che sono io. le parole i patti gli accordi segreti e le etichette. perchè se chiamo spinaci la torta margherita per te che la mangi non è lo stesso. e mi verrebbe da dire stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus, ma evito. io che avrei fatto volentieri l'itis, per installare guarnizioni ermetiche ai tuoi condotti lacrimali. poi ci sono spostamenti complicati, e conversazioni a matrioska. e i peggiori veleni della lidl, che quanto mi piacciono tanto poi vorrei lavarmi lo stomaco come lavo le mie mani. state attenzione ai scale. e poi sul divano sfatti, ci giriamo giusto in tempo per commentare obiettivamente che è caduto un punk.

sabato 14 marzo 2009

venerdì 13 marzo 2009

enimol

da adesso, perché prima ero malissimo.
apriamo il mondo, tiriamo i dadi e giochiamo bastardi. è togliendoci le corazze che ci siamo scoperti invincibili.

mi sento come se mi fossi fidanzata con la donna della mia vita.