giovedì 27 ottobre 2011

ti ricordi via mercato.

ti trotterello dietro con i sacchi della spesa.
il marciapiede è un mosaico di scarpe e cani, i movimenti lenti della domenica mattina.
nessuno ha fretta. nessuno tranne te.
a dire il vero non hai fretta nemmeno tu, fai così solo per mettermi in difficoltà, mi sa.
ma dove vai, adorabile tortura. ma non vedi che ti tengo sotto l'ombrello anche se scappi.

siamo già passati dal giornalaio, dal supermercato e dal fiorista. abbiamo tutto quello che ci serve per chiuderci in casa, lasciare fuori le nostre vite feriali che ci piacciono così così.
potremmo essere stupendi oggi.
ho cambiato le lenzuola stamattina, mentre facevi la doccia. ho messo anche il piumone, dai andiamo ad abitare lì sotto.
ti racconterò io delle storie, quando finirai i tuoi libri sul comodino e gli altri saranno troppo lontani da raggiungere.
te lo prometto, sotto il piumone non entrerà mai né il freddo né la realtà.
che pensiero incantevole. quasi quasi te lo dico, ma tu superi ancora e mi lasci indietro.
passeggini e motorini. via mercato è così stretta, il tram che mi sferraglia accanto mi accarezza i capelli.

amore mio, ma se muoio ti fermi?

per me il tuo dietro e il tuo davanti non coincidono più ormai. siete due persone diverse.
e tu sei a casa che mi aspetti a braccia aperte, e io posso tornare e dirti, amore mio scusa non ce l'ho fatta a catturare il tuo dietro, ma sappi che a me vai bene anche a metà.
o magari devo fare io dietro front e cominciare a camminare, tanto è tutto un tondo qua, così prima o poi ti vedrò all'orizzonte che mi vieni incontro e sarò di nuovo felice.

poi succede che ti fermi all'improvviso. ti volti di scatto e mi dai un bacio con una foga che assomiglia alla violenza, a un'attesa di anni, a una distanza interplanetaria subita ingiustamente.
a me cadono a terra borse e congetture.
scusate, attoniti astanti, ma qui funziona così.
cosa posso farci io.

tutto il resto è una festa di piccole cose che dura l'era di una domenica.
siamo sereni anche quando arriva il lunedì mattina, quel buttafuori slavo che con due spintoni ti riconsegna al mondo.