giovedì 16 dicembre 2010

alla fine della notte.

e così ero alla fermata della 94 a congelare e ho pensato, chissà cosa mangia t. a colazione.
lo pensavo forte e così gliel'ho scritto, t cosa mangi tu a colazione?
e lui ha risposto subito, e mi ha descritto una colazione dolce, equilibrata, calma, completa.
proprio come lui.
e poi sulla 94 mi è venuto da pensare alle nostre, di colazioni, che erano come noi.
dolce e salato insieme, nello stesso boccone.
e a quel periodo furibondo dove la mia colazione era marlboro rossa e caffè amaro.
e a quel periodo irriverente dove la mia colazione coincideva con le vostre cene.
e a quando, non si è mai capito bene perché, bevevo il thé e lo vomitavo.
all'uovo sodo della mia coinquilina norvegese.
al protobiberon. maledetta anima irrisolta, te e le tue proteine solubili.
al bicchiere d'acqua del rubinetto di c. le mille volte che mi fermavo a dormire da lei nelle mille case di milano che ha passato. poi un caffè bevuto da entrambe nella stessa tazzina chissà poi perché. che anche se lei lo bonificava con lo zucchero a me piaceva lo stesso.
le colazioni comuniste, le colazioni tropicali.
ai rari cappucci e brioche presi nel bar vicino a casa sua, dove vedevo il fantasma di bukowski in ogni viso relitto, che io ci andavo senza reggiseno, con il rimmel spalmato in faccia e lui i pantaloni ancora sbottonati e nessuno ci guardava. me lo facevano con tanta schiuma e tanto cacao, eravamo di gran lunga la clientela più rispettabile.
a tutte le colazioni del primo risveglio insieme. quelle fondamentali prove del nove per capire se c'eravamo ancora o no.
vuoi un caffè? no devo scappare.
scappo, scappo proprio.