mercoledì 31 marzo 2010

nei tumulti delle civiltà. op cit.

me la sono cavata in quindici scatoloni, saltandoci sopra con le ginocchia.
la retorica della mia vita mi spezza la schiena.
e mi fa venire la febbre.
mentre mangio un gelato alla tachipirina al parco con c, mi rendo conto che i problemi del mondo si risolvono nella verbalizzazione.
diverse parole portano a diversi significati che disegnano diverse realtà.
anche se in verità l'azione è la stessa, detta in modo diverso cambia.
non è solo punto di vista, è anche enunciato.
quindi con una frase ballerina lei mi corregge la trama, e gli attori entrano in scena con maschere diverse.
più rilassate.

oh vita,
ti amo più di quanto ti capisco.

cosa posso dirvi, anime?
amatevi.
forse non avrà uno scopo, ma è una tra le attività migliori per passare indenni l'indifferenza del tempo.
create armonia.
la volgarità, l'arroganza, la violenza e il brutto sono le metastasi del tumore dell'inutilità dell'universo.
pensate sempre, e dubitate molto. questo può fare meno bene all'organismo, ma vi assicura il giusto distacco dal fango.

e poi accarezzate i cani.

domani trasloco dal naviglio a porta venezia.
passando per tokyo e shanghai.
eh sì.