martedì 13 aprile 2010

karasu.

a aoyama-bochi mi baci tra le tombe e i petali bianchi, e io la trovo una cosa molto bene impaginata.
ti dico che i ciliegi in fiore entrano a gamba tesa nella top ten delle cose splendide viste in vita, ma che amo molto anche questi corvi.
sono dei corvi neri enormi, sprezzanti, inquietanti nella loro bellezza.
akiko ci spiega che la sakura rappresenta la vita che nasce. la sua effimera durata. e i corvi neri sono simbolo di morte. presagio, memento.
tu scuoti la testa e con voce seria mi chiedi perchè sono ossessionata da questa idea della morte.
e dire che per una volta io non ci avevo nemmeno pensato.
almeno, non coscientemente.
ti rispondo che i rami fioriti senza corvi sarebbero solo romantici.
con i corvi sono sublimi, nel senso antico del termine.
roba da avere paura a guardare, ma non riuscire a distogliere lo sguardo.

non sei convinto.
non so se non capisci o non approvi.

poi passeggiamo per ueno. ti guardo di spalle, ti vedo da fuori.
inciampo in giapponesi ubriachi fradici e scomodi pensieri, che sono sempre lì a rovinarmi il campo visivo, come i granelli di polvere sull'obiettivo della mia nikon.
ti devo dire una cosa, ma non so esattamente cosa.

va tutto bene.

ci penso anche di notte, quando cammino da sola per le vie epilettiche, con il fuso orario e il quadernetto portati da casa.
è tutto vero, quello che ci hanno insegnato i cartoni animati giapponesi negli anni novanta.
anche le polpette di riso triangolari con il pezzo di alga per tenerle in mano.
a shinjuku compro felicità temporanee a poco prezzo.
compro pause.

va tutto bene.

nel ristorante a strapiombo sulla città ho le vertigini, e non è l'altezza, e non è il vino, e non sei tu.
è che sono vicinissima a capire qualcosa, e la forza della verità mi stordisce.
ma anche questa volta resto nel limbo del quasi.
riportami in albergo, amore mio. ho mal di testa, ho una stanchezza perenne.
come se i pensieri nella mia testa si formulassero in norvegese.

siamo soli a essere in due, e siamo in due a essere soli.
tu mi offri braccia forti e abbracci tenui, piatti pieni che ingrassano e non saziano, occhi buoni e sorrisi senza rughe.

un amore pacifico.


una tenera noia.




va tutto bene.