ricostruivo a piccoli frammenti la sua vita, nel modo più insospettabile e discreto.
raschiavo la superficie delle relazioni e poi ci mettevo un mobile sopra, così non se ne accorgeva nessuno.
sapevo dove aveva vissuto, con chi, cosa aveva provato. come si vestiva e cosa voleva.
ero arrivata a sapere il suo gusto di gelato preferito, il tic nervoso di suo zio e quell'incidente alla sua festa della comunione.
sapevo anche come respirava durante l'orgasmo.
pensate, non l'avevo neppure mai incontrata.
e il vuoto mi è sembrato un po' meno pieno di importanza.
ho abbandonato i miei personaggi non scritti, nel bel mezzo del loro copione bianco.
tutto si è diventato troppo buio per essere visto, fuori dal fascio di luce della sua torcia.
(prima di svegliarmi ho rifatto il sogno.
l'ho raccontato a mia mamma, soffiando sul caffè bollente a colazione.
lei ha detto solo: no, ti prego.)
(ero molto tranquilla, mentre mi sollevavo sul cornicione della mia nuova casa e mi lasciavo andare di sotto.)
(ma mamma, cristo dio, perché non capisci.
ero davvero serena.)