domenica 28 marzo 2010

il cotone del tuo amarmi.

non sono nemmeno atterrata che già sfrecciamo giù per la rambla.
la città ci offre il suo cielo migliore, e io mi asciugo al vento della cabrio la pioggia di milano tra i capelli.
vedrai, mi gridi, ti farà impazzire.
me volverà loca? ti urlo io.
no, boig, rispondi, cercando di pronunciare bene, qui si dice boig.
anche questa sai, amore mio. ma come fai?

a la boqueria poi, tu ovviamente conosci tutti.
io mi chiedo come sia possibile che la gente si ricordi di te.
tra i milioni di turisti e passanti, loro ti chiamano per nome.
ti avranno visto sì e no un paio di volte nella vita, ma ti contendono tra sorrisi e abbracci, ti omaggiano più di un buddha birmano.

mentre tengo in braccio una papaya, tre chili di prosciutto, un sacchetto di frutta secca e un gambero rosso crudo, e vedo quanto sei amato dalla gente, penso che devi essere davvero una bella persona.

non che non lo sapessi già, ma a volte mi commuove vederne gli effetti.

sei una bella persona.
tu lasci nel mondo un solco iridescente, e la gente che incroci sulla tua strada ti riconosce ti osanna, come i delfini sulla scia della nave.
sei un uomo buono.
fai del bene. tu produci il bene.
e io la so quella storia del bene che ritorna, ma in realtà mi stupisce sempre.

fai a pezzi il mio cinismo con il tuo vivere quotidiano.

poi seduti al pinotxo ti ritrovo, nella nostra forma intima e conosciuta.
juanito ci serve ogni ben di dio, ci versa il vino e ci imboccherebbe pure, se non lo stessi già facendo tu con me.
come stai? cosa hai fatto in questi giorni? ti sono mancato?
mentre i colori sfrecciano veloci ai bordi degli occhi, precipito nel buco nero delle tue pupille gentili, e sento il cotone del tuo amarmi ricoprire gli spigoli e le schegge delle mie incertezze.

solo così possiamo camminare uniti, senza farci male.