venerdì 2 ottobre 2009

ancestrale venerazione.

calpesto latitudini di corsa e mi rotolo tra i fusi orari come fossero spighe di grano. non ho più disfatto la mia valigia, ho seminato spazzolini da denti per il mondo, che ora germogliano in piccoli beautycase in bagno, e poi crescono in due magliette e mutandine di ricambio nel cassetto in fondo e un giorno daranno in frutto un posto a tavola fisso.
sono un marinaio, sono un illusionista, sono un conquistatore.
mi viene da ridere. c'è stato un tempo della mia vita in cui il fine settimana tornavo in provincia. sabato gli amici, la domenica la famiglia. il pranzo, il riposo, le acque placide del piccolo stagno. 
ora, nello stesso lasso di tempo, cambio tre continenti.
mare aperto, sferzate di vita sulla faccia.
e non lascio tracce sulla strada, è la strada che lascia tracce su di me.

il mio mappamondo è una bambola voodoo trafitta di puntine. 

ti fa male? a me no.
io me la godo. dio, solo un dio testimone, sa quanto me la sto godendo.