sabato 1 gennaio 2011

lavati i capelli, sei a buenos aires.

il taxista ci dice no, non ci può portare.
sparano, dice.
sparano di tutto, sparano ad altezza uomo, tirano anche le bombole del gas.
attraversare la città adesso sarebbe da pazzi.
roba che napoli in confronto è un tempio buddista.

dobbiamo rimanere ancora a questa festa. noi che stavamo facendo di tutto per scappare, metterci in salvo.
preferivo le bombe a sta roba, mi dici. e io sono d'accordo, ho paura di restare traumatizzata.
ci ha portati un tuo amico, e ci ha abbandonati.

quello che vedo è surreale.
un hotel inaccessibile, ricchi stranieri dissolti, l'allegria infelice.
che sembra di essere in un film diretto da buñuel, con casting di pasolini e sceneggiatura di easton ellis.
e a me mettono in mano una banana maracas. una banana d'argento.
e le ballerine brasiliane le vecchie americane sui tavoli a dimenarsi e perdere le protesi un vecchio in completo bianco che fuma un sigaro su una chaise longue dentro la piscina camerieri nudi piume di struzzo in testa petali di rose e dollari sparati come coriandoli riporti extension parrucche di fili d'argento ballerini di tango e il pianista che mi vede smette di suonare e corre ad abbracciarmi e baciarmi come se gli fossi mancata da sempre.

e quella donna che ti ha sorriso e si è sfilata un collier tra i denti, come se ce l'avesse avuto in gola, come se la festa eravate te e lei.

che tanto ci siamo fatti gli auguri alle otto ora locale, io e te.
e tutto il resto è solo un secondo livello di sogno.