venerdì 13 novembre 2009

liturgie allo specchio.

senza contatti.
porto con rassegnato orgoglio il mio stendardo di fallimento. perché non provarci nemmeno è perdere in partenza.
con tutte le ciglia sbattute invano, tergicristalli che stridono sul vetro secco.
le pareti macchiate di sospiri, mura porose sature di vapore umano.
pezzi di pelle sotto le unghie, incastreranno l'assassino.
non ti preoccupare, amore mio. ti scagiono io. mentre lustri i tuoi stemmi, accarezzi le tue donne, giri le chiavi di casa con l'enfasi del taglio del nastro.
oggi sciolgo il nodo, oggi tolgo il velo.
perché oggi trema la casa.

hai paura di ottenere ciò che vuoi?

non ti vedo, non so dove sei, siedo nello sgabello all'angolo del locale e guardo solo la porta.
perché non ho niente da fare, per battere sui tasti, per fare male -malissimo- a un foglio. non per aspettarti, nemmeno più.
quando ho lasciato il lago, avevo una borsa piena di vestiti e libri. in parti uguali.
una bottiglia d'acqua e la chitarra.
che poi ho venduto per comprarti il regalo di compleanno.
che tu hai venduto per ricomprarmi la chitarra.

il nostro amarci impacciato ci è costato cento euro di rincaro e cento giorni di vita.