i sismi lunari. il nostro satellite scosso continuamente da terremoti, per scrollarsi di dosso le pene d'amore e le impronte degli astronauti. nessuno ha mai pensato che per la luna tutto questo ammorbo sia vagamente insostenibile. e così, si sta allontanando di un centimento e mezzo a ogni nostra distrazione.
glielo stavo raccontando a bordo del lago, quando la grandine ci colse di sorpresa.
una collana di conchiglie, un filo di erba in bocca, tutto il caos di questo pianeta.
eravamo entrambe concentrate a non dare soddisfazione alla pioggia, fingendo di non accorgerci di lei.
l'attacco della grandine, però, fu improvviso e violento. ci mitragliò la testa con tutti i pensieri dentro. una lapidazione esemplare alla nostra disinvolta superbia.
mentre l'abbracciavo e le facevo da scudo, pensai ai coniglietti dell'aeroporto charles de gaulle. chissà come la passavano in quel momento. chissà coma gestivano il peso dell'onore di essere gli unici testimoni della mia fuga segreta.
noi animali curiosi, che zampettiamo su piste non nostre beffandoci delle torri di controllo.
in tedesco il merlo si chiama schwarzdrossel ma anche amsel.
che soddisfazione.
io che non volo aquila, io che non volteggio airone, io che non viaggio colombo.
ma per te sarò pavone, io che nacqui merlo.
e della filosofia del merlo le parlai sulla via del ritorno, mentre su una distesa di ghiaccio contavamo i nostri passi croccanti.