domenica 3 maggio 2009

repulsive.

tu chiamale se vuoi emozioni.

invidio battisti: lui tirava almeno al 21 del mese.
a me i soldi finiscono il 15.
se arrivo a fine mese con cinque euro in tasca mi danno la copertina del forbes.
e così, in questa assolata domenica mi muovo il meno possibile per non farmi venire fame. scrivo, carico foto, non ti penso. tutte cose per tenermi occupata senza consumarmi.
mi sazio al ricordo della cena tripudio.
un quarto del mio stipendio per una sorta di orgasmo.
un amico, un compagno di setta.

la fame spinge gli esseri umani a compiere gesti disperati, tipo mettere a posto la camera.
piego i vestiti, svuoto tutte le tasche dei pantaloni.
forcine, monete.
riordino i libri, mille lire usate come segnalibro.
quasi quasi converto.
poi il tesoretto, le borse.
monete come se avessi vinto alla slot-machine di plastica.
burrocacao penne forcine cicche scontrini accartocciati e piccole cose inenarrabili che la sanno lunga sulla mia vera natura.
e poi, le piccole perle, che mi ipnotizzano come un cobra nella cesta.

dalla tod's bianca esce il biglietto del the lion king.
era londra ed ero fuori di me.
il lucidalabbra spremuto e distorto. chiudo gli occhi e lo annuso come se avessi paura.
mi sposto di migliaia di chilomentri e centinaia di giorni.
troppo.
dalla sacca hippie il biglietto da visita del ristorante c.s.m.
era monte conero, ed era dentro di me, a livelli che dio solo sa se io mai.
un tovagliolo di carta con scritta una data e tre parole.
archivio subito.
dalla armani nera esce l'inverno di milano.
un guanto, la crema per le mani e un foglio piegato.
è una poesia, di quando mi amava.
poi ne trovo un altro.
è una minaccia, da quanto mi amava.

seduttrice maledetta,

ti prenderei, ora, in mezzo al nulla,
ma poi dovrei amarti.
e tu costi.
costi una vita.

sorrido se penso a quanto avevo in mano.

ora, solo la parola magnetica repulsione.
e una pila di monetine disposte in ordine di diametro.

scendo a prendere una merendina al distributore della metro.