ti ho preso. sono rimasta a guardarti per tutto il tempo del mio caffè, lungo lunghissimo compagno di pensieri articolati.
ti osservavo, tu leggevi il giornale e non mi hai vista. ti ho scannerizzato, ogni tuo pixel è stato inciso a tassello del mosaico nella mia scatola cranica, ti ho immortalato per tutto il resto della mia vita mortale.
un momento comune, una manciata di minuti senza valore narrativo, una situazione di inconsistenza trasformati in un attimo di lucidità assoluta, consapevolezza totale, ricordo salvaguardato dalle insidie del tempo.
ora sei mio.
(rispondo:
se non dovessi pensare più a niente di niente, passarei la mia vita in una biblioteca.
nella mia vita ideale, leggerei tutto ciò che è stato scritto, tutto il tempo, fino a consumarmi la retina.
poi scriverei anche, certo.
saggi umanistici e cartoline a casa.
ecco. nella mia vita, io leggerei.
con qualche pausa per viaggiare e fare l'amore.)
ultima considerazione: essere me in certi momenti è come essere una macchina in cui hanno assemblato il motore di un hummer nella carrozzeria di un ape cross.
poi ti chiedi perchè somatizzo, ti chiedi perchè il mio corpo va a pezzi.
salmi 51,7.