sabato 12 febbraio 2011

il capovolgimento della clessidra.

eravamo giù, alla rimessa delle barche, nella vecchia villa sul lago della nostra migliore amica.
l'autunno cedeva all'inverno, era tutto più rallentato e vivido, e noi, come sempre, avevamo un po' freddo.
gli altri erano in casa, noi ci eravamo fatti un giro per quel parco immenso, e poi eravamo finiti lì, per caso, voglia o necessità.
subivamo già l'attrazione per i luoghi dismessi, i luoghi arresi alla loro fine ma ancora fieri del loro passato. ne avevamo trovati tantissimi insieme, e avevamo passato pomeriggi a stare bene, senza conoscere ancora la parola decadenza e quanto sarebbe stata fondamentale per noi di lì a poco.
questo era il nostro preferito.
eravamo lì, innocenti e compromessi, a giocare in bilico sulla darsena, seduti a cavalcioni su una trave.
pensa, eravamo più forti anche delle mie ataviche vertigini.
stavamo facendo una specie di tris con i petali di un fiore, ma con delle regole più divertenti che avevo inventato io al momento e che ora non so più.

il mio mondo. lo scenario sempre uguale, lo sfondo delicato delle mie trame.
forse era cambiato lo sguardo, era cominciato un nuovo atto, ci ritrovavamo ma non ci riconoscevamo più.
sono passati dei minuti scanditi solo dalle ondine sugli scafi, minuti come ore, come una vita intera.
l'inverno avanzava sopraffattore, si prendeva il suo posto a pugni e raffiche di vento, ma io ho pensato:
è la mia primavera.



occhi negli occhi.



ci ha risvegliato uno stormo di anatre sopra di noi, la frizione del vento tra le loro ali.
tu che hai fatto quel mezzo sorriso, così simile a una smorfia di dolore.
e con il dorso della mano hai lasciato volare via tutti i petali.
ti sei sollevato, mi hai fatto una carezza sulla guancia, mi hai guardato senza direzione e hai detto,
ora fa freddo, dai, andiamo via.


la fine della mia infanzia e l'inizio dell'adolescenza.
un confine convenzionale che ho tracciato con una certa arroganza, come le linee tra gli stati africani, belle rette sulle cartine, insensibili ai massacri e allo scompiglio.