giovedì 10 febbraio 2011

di nascosto da noi.

ma c'è la nebbia o abbiamo i vetri sporchi?
non siamo più intellegibili come un tempo, quando eravamo così stupidi che tutto era più chiaro.
sfrego con la manica il vetro, osservo la detonazione prematura dei cento giacinti in terrazzo, sono le luci di natale della nostra primavera invernale.
parlo da sola perché tu sei a parigi.
mi chiedo quanto tempo è passato, ma me lo chiedo come se la risposta fosse già la frase.
quando tornerai dovrai rimetterti subito in viaggio per venirmi a cercare, nella terra sconosciuta e scontrosa delle mie divagazioni. che ormai quando parti e mi baci sulla porta, mi dici cerca di non allontanarti troppo.

i miei amici mi portano il cibo, come le gattare tra le rovine, come gli indigeni al tempio.
fiori frutta e film, perché tutto il corpo abbia il suo nutrimento, e la compagnia si faccia sottile e assimilabile come un gas euforizzante dissolto nell'aria.

inventeremo ancora un altro alfabeto per parlarci di nascosto da noi stessi.