venerdì 7 agosto 2009

di quando sono diventata grande.

non so bene come se la vivano le farfalle, appena spaccato il bozzolo. non posso prenderle come esempio. non ho nemmeno un riferimento mammifero, o una metafora soddisfacente, o un passo letterario da citare, quindi devo metterla giù nuda e cruda:


questa estate sono diventata grande.



alle cinque di mattina, nell'apice catartico di una notte di incubi insonni e paura nera, ho realizzato. tout simplement, ero stata fatta adulta a mia insaputa e contro il mio volere inconscio.



non si diventa grandi con le prime scarpe che ti allacci da solo, con il primo assorbente o quando fai i diciotto e ti firmi le giustificazioni.
diventi grande quando ti allunghi verso l'alto per essere preso in braccio e invece ti ritrovi in mano il mondo. chi te lo stava sostentendo sopra la testa non ce la fa più. trauma, vacilli: se molli, schiacci tutti. se reggi, lo tieni tu per sempre.

e così, torno a casa per nascondermi dietro alla mamma, ma non la trovo perchè è lei dietro di me.

con il papà.
e il fratello.

e il cane.

a difendere un minimo di decenza umana, in questa vita in cui temo il peggio, e non resto mai piacevolemente sorpresa del contrario.

un amico diceva che ci vuole un bel coraggio a suicidarsi. io dico che ci vuole un bel coraggio a vivere. lexotan per dormire, svenimenti, suicidi: sono fughe dalla realtà, e la fuga è la debolezza.

vorrei ma non posso. ora devo pensare.


agosto duemilanove. mangiata viva dalle zanzare tigre, dall'ansia e dalla provincia, vi sorrido.
alla guerra. ma non era meglio quella onesta, in cui ci si sparava dalle trincee?