e capisco anche quando mi parli del verde e del movimento, e non vuoi essere chiamato poeta ma poeta lo sei.
mi piace l'eleganza con cui nascondi il tuo disagio, le forme raffinate e inafferrabili con le quali combatti la tua sofferenza, in quel tuo modo privato e intimo, senza dare nell'occhio, senza ostentare il tuo male a gran voce come tutti.
forse ora mi spiego perché non esisti.
e mi ricordo che credo nell'umanità solo perché è stato l'uomo a inventare il pianoforte.
e di quella che volta che ti ho macchiato il letto, ti ho lasciato una corsica di sangue sul lenzuolo o ho soffocato un sogno con il cuscino.