martedì 28 luglio 2009

e allora non dico: portatemi settembre.

perchè una promessa è una promessa.

mi costerà un centimetro di sopracciglio, ma sto scrivendo.
scrivo furtiva, nascosta dalle ronde dell'esercito del malessere. scrivo come se apparecchiassi la tavola con gli avanzi, solo perchè avete fame.

quanto ho parlato negli ultimi giorni? infiltrazioni tra le porte ermetiche.
la settimana nera della guerra, lui che al telefono mi dice: non puoi perdere. lui che la telefono mi ordina: curati.
e io sarò il vostro pit bull, schiaffeggiatemi il muso e slegatemi. aizzatemi. contro il nemico, contro la mia natura, contro la vostra debolezza. tengo le presa, ma non fatemi pensare.

ho vinto? contrasti familiari atavici, curiamo le nostre aiuole ipocrite mentre disboschiamo i nostri alberi genealogici.
raccontandolo, sembrerebbe cronaca. è viverlo il dramma.
ho pareggiato? chiedo solo un po' di serenità. almeno fuori.
nemmeno l'ironia, fida scudiera.

curati. la malattia non mia, le malattie del tuo peccato. l'amante dell'amante. l'esercito delle bugie, il tuo harem di specchi, il carnevale grottesco della nostra verità.
perchè ogni volta che proviamo a metterci una pietra sopra, finiamo per prenderci a sassate.
lapidazioni in subordinate implicite, i nostri sms sono epitaffi.
siamo così masochisti a non lasciarci. morire.

tutto quello che ho è il martedì pomeriggio.
riscoprire che esiste il martedì pomeriggio.
riprendere il mondo, come la cassetta degli effetti personali uscendo di prigione.
non so quasi come toccarlo. non so quasi cosa farmene.
con la leggerezza di un'ansia rimandata, saltare sui fogli bianchi abbandonati per strada.

non ho perso.
baci in bocca agli astanti.




devo inventarmi. settembre può aspettare.